Guide Partita IVA Mediatore Familiare: guida completa 2025

Se sei un mediatore familiare e svolgi questa attività in autonomia, è necessario aprire la Partita IVA per operare in modo regolare. La mediazione familiare è una professione in forte crescita, soprattutto per il supporto a famiglie in crisi, separazioni e conflitti genitoriali.

Quando è obbligatoria la Partita IVA?
Devi aprire la Partita IVA non appena l’attività diventa professionale, continuativa e retribuita. Anche se lavori da remoto, in coworking o presso studi condivisi, se ricevi compensi regolari o strutturati, la prestazione occasionale non è sufficiente.

Qual è il codice ATECO corretto?
Il codice ATECO più usato è 88.99.00 – Altre attività di assistenza sociale non residenziale nca, che copre anche le attività di mediazione familiare. In alternativa, si può valutare 96.09.09 – Altre attività di servizi alla persona se il servizio offerto è più ampio o trasversale.

Posso aderire al regime forfettario?
Sì, il regime forfettario è la scelta più comune per chi inizia come mediatore. È accessibile se:

  • i compensi annui non superano gli 85.000 euro,
  • non hai partecipazioni in società incompatibili,
  • non lavori per ex datori di lavoro in modo prevalente.

Con il forfettario hai tassazione agevolata (5% o 15%), niente IVA in fattura, contabilità semplificata e adempimenti minimi.

A quale gestione INPS appartiene il mediatore familiare?
Il mediatore familiare viene iscritto alla Gestione Separata INPS, in quanto non esiste una cassa previdenziale dedicata alla categoria. Qui i contributi si versano solo sul reddito effettivo, senza contributi fissi, con aliquota intorno al 26%.

Ci sono altri obblighi da rispettare?
Oltre all’apertura della Partita IVA, è fondamentale:

  • essere in possesso di formazione riconosciuta per esercitare la mediazione familiare,
  • iscriversi a una PEC e ricevere il codice SDI per la fatturazione elettronica,
  • valutare la SCIA in Comune, se si apre uno studio,
  • considerare l’assicurazione professionale, utile per tutele legali e civili.

Stai per iniziare come mediatore familiare e vuoi essere in regola fin da subito?
Ti guidiamo in tutto il processo: Partita IVA, regime fiscale, INPS e obblighi professionali.

Guide Partita IVA Consulente Web Marketing: guida completa 2025

Lavori nel mondo del marketing digitale, dei social media o della SEO? Allora potresti aver bisogno di aprire la Partita IVA da consulente web marketing per offrire i tuoi servizi a clienti in modo regolare. È una delle attività più diffuse tra freelance, content creator e digital strategist.

Quando serve aprire la Partita IVA?

Se offri servizi di consulenza, gestione social, advertising o strategie SEO/SEM in modo continuativo, anche solo a due o tre clienti, devi avere una Partita IVA. La prestazione occasionale non è adatta per attività ripetute, strutturate o organizzate in modo professionale.

Anche se lavori da remoto o online, l’attività viene considerata “abituale” e, quindi, richiede l’apertura formale.

Quale codice ATECO si usa?

Per un consulente web marketing, il codice ATECO più adatto è generalmente 70.22.09 – Altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale. A volte si può utilizzare anche il codice 73.11.02 se ti occupi principalmente di attività pubblicitaria.

È importante scegliere quello più coerente con le tue prestazioni principali, perché da lì derivano anche i coefficienti fiscali e previdenziali.

Posso usare il regime forfettario?

Sì, la maggior parte dei consulenti inizia con il regime forfettario, che consente:

  • una tassazione al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni se in possesso dei requisiti),
  • contabilità semplificata,
  • niente IVA e ritenute in fattura,
  • adempimenti ridotti al minimo.

È una soluzione molto conveniente soprattutto per chi ha appena iniziato e lavora come freelance.

A quale gestione INPS appartiene un consulente?

Se non sei iscritto ad alcun albo, verrai inquadrato nella Gestione Separata INPS, che prevede contributi da versare solo sul reddito effettivamente incassato. Non ci sono contributi fissi come per artigiani o commercianti.

L’aliquota è intorno al 26% nel 2025 e dà accesso a coperture come pensione, maternità e indennità malattia (con requisiti minimi).

Altri aspetti da considerare?

Oltre all’apertura della Partita IVA, dovrai:

  • registrare un indirizzo PEC e ottenere un codice SDI,
  • emettere fatture elettroniche,
  • eventualmente dotarti di una firma digitale (per invio pratiche o partecipazione a bandi),
  • conservare correttamente le tue scritture contabili (anche se semplificate).

Sei un consulente web marketing e vuoi aprire la Partita IVA in modo chiaro e senza errori?

Ti supportiamo in tutti i passaggi: dalla scelta del codice ATECO al regime fiscale più adatto, fino all’iscrizione INPS e alla gestione corretta delle tue attività digitali.

Guide Come si invia una fattura elettronica nel 2025?

L’invio della fattura elettronica è ormai un passaggio obbligatorio per tutti i titolari di Partita IVA, a meno di rare eccezioni. Conoscere le modalità corrette di trasmissione è fondamentale per evitare errori, sanzioni e problemi fiscali.

Quali sono i metodi per inviare una fattura elettronica?

Puoi scegliere tra diverse modalità, tutte valide ai fini di legge:

  • App Fatturae dell’Agenzia delle Entrate, gratuita e integrata con il Sistema di Interscambio;
  • Portale web dell’Agenzia delle Entrate, accessibile con SPID, CIE o CNS;
  • Software gestionali di terze parti, che permettono l’emissione, la firma digitale e l’invio diretto delle fatture;
  • Portale “Fatture e Corrispettivi”, per caricare file XML già pronti;
  • PEC, inviando la fattura all’indirizzo sdi01@pec.fatturapa.it (meno utilizzato oggi).

Come si prepara una fattura elettronica?

La fattura deve essere redatta in formato XML, un linguaggio standardizzato accettato dal Sistema di Interscambio (SDI). Deve contenere:

  • i dati del fornitore (tu), con la tua Partita IVA e regime fiscale,
  • i dati del cliente,
  • la descrizione delle prestazioni,
  • l’importo dovuto,
  • il codice destinatario o la PEC del cliente.

Una volta compilata, la fattura viene inviata al SDI, che la controlla e la inoltra al destinatario.

Quali sono i tempi da rispettare?

La fattura elettronica deve essere emessa e inviata entro 12 giorni dalla data dell’operazione. Il rispetto di questa scadenza è essenziale per evitare sanzioni.

Cosa succede dopo l’invio?

Dopo l’invio, il SDI rilascia una delle seguenti notifiche:

  • Ricevuta di consegna, se la fattura è stata recapitata correttamente;
  • Notifica di scarto, se ci sono errori formali (in questo caso va corretta e reinviata);
  • Ricevuta di impossibilità di recapito, se il destinatario non è raggiungibile (ad esempio, codice SDI errato). In questo caso la fattura viene depositata nel cassetto fiscale del cliente.

Come si conserva una fattura elettronica?

Le fatture elettroniche devono essere conservate digitalmente per almeno 10 anni, con un sistema che ne garantisca integrità e accessibilità. È importante che il software scelto rispetti le normative tecniche previste dall’Agenzia delle Entrate.

Vuoi inviare e conservare le tue fatture elettroniche in modo corretto e senza pensieri?

Ti offriamo strumenti intuitivi e conformi per emettere, inviare e archiviare le fatture in modo automatico e sicuro.

Sanzione invio tardivo fattura elettronica: come risolvere!

Sanzione invio tardivo fattura elettronica L’introduzione del regime forfettario in Italia ha offerto una soluzione semplificata per molte piccole imprese e professionisti, consentendo loro di semplificare la gestione fiscale e amministrativa. Tuttavia, il regime forfettario non esclude l’obbligo di rispettare le regole relative alla fatturazione elettronica, e le sanzioni per l’invio tardivo delle fatture elettroniche … Leggi tutto